Ovunque si guardi, agli imprenditori viene imposto il confronto con un’infinità di modelli ritenuti di successo. “Ma perché non seguite la stessa routine mattutina di Elon Musk?!”
Il fenomeno è dilagante. Eppure gli imprenditori sono tipicamente coloro che fanno di testa propria e dovrebbero essere esempi di indipendenza. Quindi, che senso ha questa mania di imitare la vita degli altri?
Per l’increscioso diffondersi di questa superficiale mentalità imprenditoriale, è nata la tendenza opposta: quella di evitare del tutto il confronto con gli altri. Frasi motivazionali sotto forma di tweet o citazioni sono ora altrettanto insistenti nell’affermare che non si dovrebbero mai confrontare i propri risultati con quelli degli altri.
Ora non stupitevi se dico che, in realtà, l’estremizzazione è sbagliata in entrambi i casi. Indubbiamente il confronto con gli altri comporta dei rischi emotivi; ma è anche un passaggio inevitabile per la costruzione di un’impresa. E poi, la comparazione può anche essere utilizzata strategicamente a proprio vantaggio.
“Il confronto è il ladro di gioia”
Non credo sia il caso di mettere in discussione l’opinione di Theodore Roosevelt secondo cui “il confronto è il ladro di gioia”. Aggiungerei solo una postilla: il tipo sbagliato di confronto è la vera fonte del problema, non il confronto di per sé.
I paragoni controproducenti sono quelli che portano le persone ambiziose a mettere su un piatto della bilancia i propri risultati e sull’altro quelli dei propri colleghi o modelli di riferimento. Questa operazione lascia inevitabilmente un senso d’inadeguatezza.
Infatti, la lista di persone in grado di metterci in ombra è infinita. Per giunta, il confronto avviene senza tener conto del contesto. Quindi è facile dimenticare che ciò che vediamo in pubblico è un’attenta selezione di “momenti salienti di positività”. A chiunque succede di sbagliare e di dover gestire lo stress e i fallimenti; semplicemente, tutto questo talvolta resta nascosto dietro le quinte.
Chi continua a percepire sé stesso come un “buono a nulla”, finirà sicuramente per demolire tutto il proprio entusiasmo e demotivarsi.
Il confronto può essere anche un ladro di successo
Ma c’è di peggio: il confronto può essere anche un ladro di successo. Quando siamo eccessivamente influenzati dai modelli che ci ispirano, passiamo dal pensare in modo proattivo e lungimirante al seguire passivamente una lista di cose da fare. Chissà quante volte è capitato di pensare di dover mettere in atto questa o quella soluzione, perché il leader nel nostro settore l’ha già fatto, ignorando che nel frattempo - negli uffici del suddetto leader del settore - si sta svolgendo una riunione sulla completa inutilità della soluzione adottata…
Nonostante le numerose ragioni che inducono a stare lontani dai paragoni, io continuo a credere che sottrarsi al confronto con gli altri non sia la cosa migliore. Proprio la comparazione e l’analisi delle differenze ci portano a vedere le cose nella giusta prospettiva e ad apprendere in modo sano.
Il confronto come fonte di apprendimento
Spesso e volentieri gli imprenditori s’imbarcano in nuove iniziative proprio in virtù di un vantaggio competitivo. Del resto, tutti gli imprenditori farebbero bene a preservare la loro azienda differenziandola dalle concorrenti.
Ma chi ha intenzione di capitalizzare su ciò che manca nel mondo, dovrebbe chiedersi: come si fa a vedere cosa manca sul mercato senza prima studiare quanto già esiste sul mercato?
Conoscere realmente l’attuale offerta dei concorrenti è l'unico vero modo per saper distinguere la qualità. Chi può contare su un crescente bagaglio di esperienza, analizzando il mercato riesce a capire quale prodotto è “già visto” e ormai superato, quale è nuovo e quale è richiesto dai consumatori.
L'importanza di tenersi aggiornati su quanto offre la concorrenza non scompare dopo aver realizzato le prime vendite e neanche in seguito. Infatti, ogni giorno tecnologia, preferenze dei consumatori e tendenze di settore contribuiscono a ridefinire cosa è “utile”, “nuovo” e “attraente”. Immancabilmente ogni nostra idea, dai nuovi prodotti alle strategie di marketing, sarà imitata fino a diventare obsoleta.
Come è stato scritto: “Anche una mucca viola non si nota più, se l’intera mandria diventa color lavanda”.
Questione dell’energia malriposta
C'è anche la questione dell’energia malriposta. Come osserva Marty Neumeier nel suo libro The Brand Gap, i creativi “descrivono come la realtà potrebbe essere. Spesso sono talmente protesi a innovare, che tendono a farlo anche laddove non serve”. In questo c’è un po’ di autocompiacimento, ma il messaggio è assolutamente vero: svolgere il lavoro in base alle priorità significa anche applicare la creatività solo dove occorre.
A volte, attenersi alle best practice di settore è davvero la soluzione migliore. E, per conoscerle, è necessario studiare come operano i concorrenti. In fondo, perché sforzarsi di innovare in un'area della propria attività in cui non si ha l’obiettivo di competere? Perché invece non eccellere utilizzando metodi già sperimentati?
Gli imprenditori in gamba
Ogni negozio che eserciti un minimo di attrattiva sul pubblico invita a confrontare i propri prodotti con quelli degli altri, paragona le proprie campagne pubblicitarie a quelle dei concorrenti e, quando può permetterselo, invita anche a comparare i propri prezzi con quelli degli altri.
In definitiva, le campagne pubblicitarie hanno un costo, mentre il confronto con i competitor può portare un vantaggio gratuito.
Quindi, invece di remare controcorrente, perché non sfruttare per la propria convenienza questo inevitabile aspetto della gestione d'impresa? Il confronto può servire ad apprendere e a guadagnare.
Ma ricordate sempre che gli imprenditori in gamba, come voi, sanno fornire al mondo ciò che il mondo vuole. Non lasciate che nulla — neppure il confronto — vi distolga da questa traiettoria.
Articolo originale di Gregory Ciotti, tradotto da Maria Teresa Cantafora.
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